mercoledì 6 gennaio 2010

Domani

Domani si ricomincia.
Questa volta non ne ho molta voglia...
Complice qualche problema famigliare, un po' di stanchezza accumulata che queste vacanze non hanno saputo smaltire, ma veramente non so se ne ho davvero voglia.
Non mi era mai capitato e mi dispiace perché amo davvero il mio lavoro, i ragazzi con cui faccio animazione musicale, il ragazzo che seguo a scuola come educatore e i miei alunni delle scuole elementari.
Spero davvero che l'anno nuovo porti qualche stimolo per andare avanti con la freschezza che mi ha sempre contraddistinto.
Inserisco qua un breve articolo che ho scritto qualche anno fa, quando lavoravo con un ragazzo non vedente.

CI VEDIAMO DOMANI

OVVERO: la lingua non è fatta per i ciechi

Martedì 3 dicembre abbiamo visitato la mostra "dialogo nel buio" presso il palazzo reale.

Per me è stata un'ulteriore occasione per rendermi conto dei paradossi che stanno dietro alla lingua parlata.

Al mattino infatti primo, infelice, gioco di parole: "Ciao J, visto che oggi c'è brutto tempo dovremo stare attenti".

Ci avviamo felici con lo scudo fiat di papà e gli equivoci linguistici non sono ancora finiti poiché dico a J che sono molto incuriosito ed eccitato per la mostra che andremo a vedere.

Dopo la visita al museo egizio, per la verità molto affrettata e poco apprezzata dai ragazzi, data la superficialità con cui la guida è stata costretta a spiegarsi (per non parlare del fatto che J non ha capito molto di quello che spiegava una "macchinetta impazzita" CHIAMATA "GUIDA" riguardo ad oggetti che potevano solo essere visti), arriviamo finalmente a Palazzo Reale per cominciare la visita (parola che, tra l'altro, deriva comunque dalla radice di vedere).

La frase d'esordio alla biglietteria, ovviamente è: " J guarda che vado a lasciare il cappotto, aspettami!"(e dove poteva andare, tra le altre cose il ragazzo in questione è anche costretto su una sedia a rotelle) .

La visita alla mostra è davvero interessante, le guide, tutte non vedenti, sono molto premurose nello spiegare le sensazioni e lo stato d'animo con cui è il caso di affrontare quello che per noi privilegiati è solo un gioco.

Ormai siamo alle cozze, uscito contentissimo dalla mostra, mi dichiaro soddisfatto di ciò che ho visto, ringrazio le guide e li saluto con un bell'arrivederci e me ne torno a casa concludendo la felice giornata con un altrettanto felice "ci vediamo domani" ad uno J fortunatamente troppo ingenuo per cogliere il paradosso, o forse ormai rassegnato all'idea di vivere in un mondo di marziani.

Conclusioni

Ovviamente in questo testo ho voluto prenderla molto scherzosamente, ma questa visita mi è davvero servita a comprendere meglio le difficoltà di chi, molto meno fortunato di me, non può vedere le bellezze che ci circondano e deve comunque dipendere sempre dagli altri e fidarsi ciecamente di loro.

1 commento:

  1. Le gaffes ci possono stare,l'importante è la grandezza della missione che stai compiendo.
    Chi sceglie una certa strada spesso incontra dei momenti in cui si sente un po'scarico ma proprio in vrtù di quella scelta trova sempre la forza necessaria per ripartire.Buon lavoro

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